“La promessa” di Friedrich Dürrenmatt. Un invito alla riflessione sui limiti della ragione
“Fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi è la definizione della follia” (Albert Einstein).
Nelle campagne intorno a Zurigo, un ambulante trova accidentalmente il corpo di una bambina, cui è stata tagliata la gola. Nessuno crede che non sia lui l’assassino, e dopo un lungo interrogatorio – condotto con metodi, sapremo poi, a dir poco discutibili, dalla polizia della città – stremato, il pover’uomo confessa e, condotto in carcere, si impicca poco dopo, sicchè il caso passa in archivio come risolto per assoluta conseguenzialità logica di indizi ed eventi.
Ma al commissario Matthai, il migliore ed il più abile dei poliziotti del Commissariato cittadino, i conti non tornano. Sulla base di informazioni raccolte, il suo istinto di segugio gli suggerisce di percorrere altre piste investigative. Cosa che fa, anche se, nello scetticismo generale, nessuno gli dà credito, troppo precisi e concordanti gli elementi che hanno portato all’archiviazione. “La promessa” è quella che il Commissario fa alla madre della piccola, di riuscire a trovare l’assassino.
Partendo da qui, Matthai perde prima, a causa della sua insistenza nel voler continuare ad occuparsi di un caso chiuso, il posto al Commissariato, e poi, proseguendo le indagini da solo e partendo dalle molte analogie che le modalità del delitto hanno con quelle delle efferate uccisioni, qualche anno prima, di altre due bambine, mette insieme una serie di indizi che lo avrebbero portato con matematica certezza alla individuazione dell’assassino, non fosse che … Matthai, un autentico genio dell’investigazione, non riesce ad accettare la non rispondenza – che ha effettivamente dell’incredibile – della realtà effettiva con la sua ricostruzione fredda, razionale e precisa al dettaglio.
E nonostante ad un certo punto, se vi riuscisse a far ricorso ancora una volta, la sua stessa fredda razionalità lo indurrebbe ad arrendersi e lasciar perdere, egli insiste e persevera nella ricerca del colpevole, perchè per lui non esiste più ormai altra realtà che quella che si è costruita usando quelle stesse armi della ragione la cui evidente insufficienza a risolvere il caso, fa sì che egli cada preda di un’autentica ossessione, fino a che la sua mente scivola progressivamente nelle nebbie della follia.
Le chiavi di lettura di quello che è molto più di un poliziesco, o noir o giallo, possono essere più dì una. La stessa inutile attesa che ti divora l’esistenza, e magari te la distrugge proprio quando sei ad un passo dal raggiungere lo scopo cui l’hai dedicata, che è ad esempio il dramma personale del sottotenente Drogo nel “deserto dei Tartari” di Dino Buzzati, o di Frédéric Moreau, il protagonista de “L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert.
Ma anche la presa d’atto che la ragione, la scienza, la logica, i lumi che ci forniscono per orientarci nella realtà che ci circonda, possono non bastare. La loro insufficienza può manifestarsi nella vita di ognuno di fronte al prodursi di un evento che si credeva impossibile e che nel momento in cui invece si verifica, finisce con lo scuoterti la psiche in maniera irrimediabile. O, per venire ai nostri giorni, può manifestarsi nella incontrollabile potenza della natura che si manifesta attraverso la micidiale comparsa di un minuscolo e letale virus capace di fare milioni di vittime senza che niente e nessuno riesca a fermarlo, proprio quando l’uomo credeva che il patrimonio di conoscenza scientifiche acquisite lo aveva messo definitivamente al riparo da simili calamità.
Un libro geniale, un capolavoro autentico, un invito alla riflessione sui limiti della ragione e delle possibilità umane.
Friedrich Dürrenmatt (Konolfingen, 5 gennaio 1921 – Neuchâtel, 14 dicembre 1990) è stato uno scrittore, drammaturgo e pittore svizzero. Dopo un’infanzia piuttosto movimentata durante la quale ebbe già problemi di alcol, si diplomò nel 1941 e studiò filosofia e lingue germaniche a Zurigo e a Berna. Dopo la Seconda guerra mondiale, ispirato dalla lettura di Lessing, Kafka e Brecht, iniziò a scrivere racconti brevi e pezzi teatrali. Le sue prime opere sono ricche di elementi macabri e oscuri, trattano di omicidi, torture e morte. Insieme al connazionale Max Frisch è stato protagonista del rinnovamento del teatro di lingua tedesca, trattando in chiave grottesca i problemi della società contemporanea e smascherando le meschinità nascoste dalla facciata perbenista della società svizzera.
Il suo esordio in teatro con Es steht geschrieben provocò uno scandalo che gli procurò notorietà anche oltre i confini svizzeri. Nel 1947 sposò l’attrice Lotti Geissler. Nei primi anni ’50 si mantenne scrivendo romanzi Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker), Il sospetto (Der Verdacht), che vennero pubblicati a puntate nei giornali. Nel 1956 ottenne fama internazionale con il dramma Visita della vecchia signora (Der Besuch der alten Dame). Il dramma venne rappresentato a New York, Roma, Londra e Parigi e vinse numerosi riconoscimenti.
Altri drammi di successo furono I fisici (Die Physiker) e La meteora (Der Meteor) rispettivamente degli anni 1962 e 1966. Anche la produzione letteraria di Dürrenmatt è sempre stata caratterizzata da una pungente satira e spirito critico nei confronti della società. Oltre a numerosi racconti, fra cui spiccano “La morte della pizia”, “L’eclissi di luna”, “La panne”, “Il Minotauro”, “Natale”, sono di grande interesse i già citati romanzi “Il sospetto”, “La promessa”, “Il giudice e il suo boia”, nei quali, attraverso il sapiente utilizzo di trame investigative, intende dimostrare una tesi ben precisa: il caso governa i destini umani.
Per Dürrenmatt l’accurata costruzione di una rete chiusa di eventi fittizi nella trama di un romanzo, a maggior ragione romanzo poliziesco, dimostra di non essere un valido specchio del reale e di essere una costruzione intellettuale debole. Negli anni ’70 e ’80 divenne attivo politicamente. Visitò gli Stati Uniti, Israele, la Polonia e il Campo di concentramento di Auschwitz.
Nel 1983 muore sua moglie e nel 1984 si risposa con l’attrice e produttrice Charlotte Kerr. Muore il 14 dicembre 1990 in seguito alle conseguenze di un infarto; solamente un anno prima aveva pubblicato la sua ultima opera: La valle del Caos. Nel 2001 dal suo romanzo “La promessa” viene tratto il film omonimo (The Pledge), diretto da Sean Penn, con Jack Nicholson.
Nicola Purgato, nato per caso a Milano il 28 maggio 1954. Sono cresciuto in paese vicino Aversa, che si chiama Frignano e viene un pò prima di Casal di Principe andando verso il mare. Ho fatto il liceo classico ad Aversa, liceo “Domenico Cirillo”. Laureato in giurisprudenza, faccio l’avvocato civilista da 41 anni. Non ho competenze particolari, so di non sapere più di tanto, quello che so e di cui di tanto in tanto mi diletto a scrivere, lo so perché sono curioso, e perché delle cose di cui sono curioso mi informo, cercando di non dire sciocchezze (probabilmente non sempre ci riesco).