Monza la città di Teodolinda e Capua Nova una capitale della Longobardia minor
Monza, la città di Teodolinda e Capua Nova, una capitale della Longobardia minor.
Un confronto impossibile.
Alcuni anni fa ero in Brianza e un giorno accompagnai mia figlia dal suo dentista con studio sito in pieno centro storico di Monza. Per raggiungere la strada, via San Martino, ove si trovava il professionista facemmo molto cammino a piedi, dopo aver superata la torre di Teodolinda (nella foto) e Via Regina Teodolinda, tra stradine strette, alcune con porticati, vicoli , vicoletti con nomi di re, regine, santi di epoche antiche , esclusivamente di epoca longobarda. Mi venne spontaneo pensare a Capua la mia Città che fu fondata dai Longobardi che erano in Campania già dalla fine del 500.
Perché la mia Città è così diversa, racchiusa in una grande ansa del fiume Volturno, ma con strade , almeno le tre principali, non strette e con aree antiche non così addossate?
Dando uno sguardo alla cartina ricostruita da Isabella Di Resta si chiarisce la geografia del luogo , ma non la ragione storica di quella particolare opzione. La storia delle due Città è molto diversa. Infatti, i Longobardi erano provenienti dalla Scandinavia e, come tutti i popoli nordici, si spostavano verso Sud attratti da territori più caldi e fertili dell’Europa Centrale. Migrarono in massa in territorio germanico, esattamente nella regione della Pannonia, ove sostarono per molto tempo. E qui operarono le prime trasformazioni: da pagani passarono al cristianesimo di fede ariana, e adattarono la loro legislazione al diritto germanico.
Nel 568, guidati dal re Alboino, entrarono in Italia, con il tacito consenso dell’Impero Bizantino che aveva completamente abbandonata tutta l’area mediterranea. Da Cividale del Friuli si estesero anche in zona di Milano e quindi Monza, ove si stabilirono soprattutto le dinastie reali . Completarono la loro migrazione fino a raggiungere il Lazio, Spoleto e , quindi, Benevento. In Italia si uniformarono anche al Diritto Romano con la riforma Giustinianea e si convertirono al cattolicesimo con l’intervento di Teodolinda e al Sud con il Vescovo di Benevento. Fin dal primo momento divisero i territori conquistati in Ducati che, già allora godevano di ampia autonomia.
In altri termini, mentre i re legiferavano su materie di ordine generale, i duchi, i capi, gli amministratori locali stabilivano confini , territori, criteri di stabilire tasse, dazi, disciplina di distribuzione del cibo e della ricchezza autonomamente dal potere centrale e, spesso, in lotta tra di loro.
Quindi, Monza godette di molti privilegi, soprattutto, con l’avvento della regina Teodolinda, ma cessò di esistere come capitale con la fine del Regno Longobardo ad opera dei Franchi , guidati da Carlo Magno nel 774.
Da allora la Longobardia meridionale continuò ad esistere e, per la nuova autonomia i Ducati diventarono Principati, gli amministratori locali da Gastaldi diventarono Conti.
Capua, nel sito dell’attuale Santa Maria Capua Vetere, ebbe vari gastaldi ma già nel 610 Audoalt ascese al rango superiore di primo Conte.
Dove, per tanti secoli, si era sviluppata una grande e importante Città che, dalle origini osco-sabelliche, fondata dagli Etruschi , si avvalse di apporti notevoli con i Sanniti e poi i Romani che la esaltarono come la capitale della “Campania Felix”.
Ma proprio per la grande autonomia di cui godevano i vari Capi spesso si sviluppavano conflitti, soprusi e invasioni da parte di coloro che intendevano ampliare il proprio territorio e i loro poteri anche verso i propri simili.
Ma, all’epoca del nono Conte Landolfo I Mantica , la realizzazione di varie operazioni di rafforzamento delle strutture difensive della antica città di Capua e l’allargamento dei suoi confini, appaiono agli occhi del Principe di Benevento Radelchi I come la costituzione di una autonomia in contrasto con l’Autorità superiore del suo principato.
Radelchi, per questa ragione, assoldò una banda di terribili mercenari Saraceni, che , al comando dell’Emiro di Bari Khalfun nell’841 distrusse, in modo irreparabile, la città, costringendo la popolazione alla fuga.
Si rifugiarono in una località vicina al fiume Volturno, oggi Triflisco, poi denominata Sicopoli in onore del nuovo principe di Benevento Sicone. Ma, dopo pochi anni per un incendio, probabilmente doloso, anche Sicopoli fu distrutta e allora, al tempo del nuovo Conte Landone I Vecchio, nell’anno 856 tutta l’intera “civitas” capuana con i capi longobardi si trasferirono in una località che i Romani avevano costituito come porto fluviale in una grande ansa prodotta dal fiume Volturno, denominata “Casilinum”.
Qui si costruisce la Nova Capua, una Città che urbanisticamente rispetta la disposizione delle strade in “cardi” e “decumani” della “Casilinum” abbandonata e resa inospitale per la grande umidità e per le frequenti inondazioni del Volturno.
Ma i Longobardi e i “Capuanites” seppero ricostruire, bonificare e attestarsi lungo le strade principali: l’Appia che entrava in città dopo aver superato il ponte romano, la Via “Silicis” così denominata da loro, oggi Corso Gran Priorato di Malta, la via delle pietre, che congiungeva l’area sacra del Duomo e della sede vescovile con la via Tifatina in direzione di S.Angelo in Formis, e, infine, via Pomerio lungo la riva sinistra del fiume a scopo difensivo. Per questo costruirono porte di accesso alla città fornite di torri fortificate e predisposero un opportuno sistema difensivo contro qualsiasi minaccia esterna.
Questo disegno è chiaramente documentato dall’epigrafe che si legge sull’architrave all’ingresso della Chiesa di S.Angelo in Audoaldis.
Ecco il senso della scritta: “Qui c’è l’Angelo condottiero delle anime da salvare affinchè conduca al cielo coloro che stanno costruendo in suo onore questa città-fortezza”
Città Fortezza questo il carattere della Capua Nova dopo la brutta esperienza di distruzioni e morte di quella antica. Una Città che avrà un avvenire glorioso, sede di Principi, Capitale di “Terra di Lavoro”, ma sempre “fortezza” avanguardia a difesa di tutto il Sud della penisola italiana, e tale resterà fino alla recente seconda guerra mondiale.
Non ci resta che sperare un avvenire migliore al di fuori di quel marchio, di quel carattere che la pone su un piano anomalo ma che la rende ricca di testimonianze, un vero e proprio museo all’aperto, nonostante le tante distruzioni, ricca di storia, di arte e di cultura.
E, allora, non ci resta che concludere che non è possibile alcun confronto con la regale longobarda Monza e che sono due Capitali molto diverse.
Pompeo Pelagalli ha 88 anni, professore di Italiano e storia presso Istituti Tecnici e Magistrale, in pensione dal 1988. Ha insegnato, con amore, dal 1970 dopo varie esperienze, come ufficiale dell’Esercito e funzionario presso Uffici dello Stato. Ha partecipato in qualità di conduttore, regista e presentatore a molte manifestazioni pubbliche , concerti, trasmissioni televisive, dibattiti e in 20 edizioni del Carnevale di Capua. Fondatore con Nicola Barone di Radio Capys, la prima emittente privata di Terra di Lavoro, e di Radio Caserta e di due testate giornalistiche , “Capua Città” e Caserta Città”, ha avuto una intensa attività in audiovisivi, dopo la pensione. Ha prodotto documentari annuali sui lavori di restauro della ditta Modugno, e, con la tutela della Soprintendenza ai Beni Culturali il primo documentario sulla “Reggia di Caserta”, proiettato in una versione in francese nel 1990 alla mostra a Versailles dedicata a tutte le Regge d’Europa. Altri audiovisivi sono stati dedicati alla “Capua la Porta del Sud”, al “Museo Campano di Capua” e altri alla città di Pignataro. Ha promosso la premiazione di Renato De Simone dopo la messa in scena della “Lucilla Costante” del capuano Silvio Fiorillo, codificatore in teatro della maschera di Pulcinella nella Commedia dell’Arte. In quell’occasione ha riaperto il teatro Ricciardi con la prima stagione teatrale di dieci spettacoli, dopo un lungo periodo di abbandono. Tra i fondatori della Cooperativa Culturale “Capua Nova” ha prodotto varie manifestazioni e ha guidato attraverso il centro storico di Capua numerosi gruppi di turisti e studiosi . Attualmente collabora con suoi articoli a varie testate giornalistiche al fine di promuovere e valorizzare la Città di Capua e il suo ricco patrimonio storico, artistico e monumentale, poco conosciuto. A tal fine , come “socio attivo”, collabora con passione a tutte le iniziative e manifestazioni del Touring Club Italiano per Capua e provincia di Caserta, e, soprattutto per la continuità della annuale celebrazione del Placito Capuano.