“La foglia di fico” di Antonio Pascale, racconti intrecciati fra loro da rami botanici.

“La foglia di fico” di Antonio Pascale, racconti intrecciati fra loro da rami botanici.

Antonio Pascale è casertano, non vive a Caserta, ma ci torna e, cosa importante, non smette di scriverne.

 

 

Ora, cosa avrà mai questa “città distratta” che se la lasci comunque non ti molla, insiste perenne come la cicatrice ombelicale nel ventre, per quanto si cerchi di prenderne le distanze, di dimenticarla. E come mai questa città sempre al fondo di ogni classifica nazionale ha figliato e allevato tanti artisti, scrittori, attori, musicisti. Forse perché oltre che distratta e all’apparenza innocua, dove anche i crimini si commettono sotto traccia e non ci sono morti e “stese” per le strade, è sempre stata rassegnata, o meglio sedata, in sintesi noiosa, molle e accondiscendente, dove si è tutti amici, sempre pronta a concedere ad ognuno una lode, salvo poi intimamente squalificarlo. Così, infine, o si diventa creativi o si soccombe per tedio.

 

 

Antonio scrive del passato, infanzia, adolescenza, gioventù dove c’è sempre qualcosa in più (sembra a tutti) del presente e che con gli anni ci è sfuggito o abbiamo mancato, e allora per cercare di riacciuffare almeno il colore della speranza non resta che cedere alla lusinga della nostalgia, il dolce dolore della rievocazione. Raccontarlo.

 

 

E Antonio Pascale, che invecchia e matura benissimo, sa portare il lettore indietro nel tempo, in quello suo, ma anche in quello, privatissimo, di ognuno di noi. La “macchina” impiegata stavolta è “La foglia di fico”, racconti intrecciati fra loro da rami botanici. Così la quercia, il ciliegio, il faggio, i cactus centrano il fine della letteratura “vera”, sono il tramite per parlarci della nostra comunanza universale: l’esistenza. E sullo sfondo Caserta, la sua Macondo.

 

Nella presentazione tenutasi sabato scorso al Circolo dei Lettori di Capua ho apprezzato moltissimo la scelta di Antonio di scartare le formule usuali, ha scelto di stare in piedi, da solo, non a leggere, ma a “raccontare” uno dei racconti, riconsegnando la narrazione alla sua atavica origine, quella dell’oralità. Lo ha fatto molto bene, per quei minuti mi sono ritrovato in altri tempi della mia vita, preso dalla meraviglia della voce umana, ad ascoltare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cesare Cuscianna, laureato in Medicina e Psicologia, vive a Caserta. Ha pubblicato poesie e racconti in antologie e periodici. La Malerba – finalista al XXII Premio Calvino – è il suo primo romanzo.