Palazzo del Governatore (municipio)
Il palazzo del Governatorato trae il suo nome dall’istituzione del governatore di Capua, risalente al XVI secolo; istituzione che rispondeva alla necessità di un controllo più attento sul territorio di confine più importante del regno.
L’edificio, sorto nella seconda metà del Cinquecento sul suolo di botteghe e locali diversi di proprietà religiosa, fu eretto con il considerevole apporto di materiali tratti dall’anfiteatro romano, su progetto dell’architetto capuano Ambrogio Attendolo, che ne seguì i lavori fino alla morte (1585). Più tardi (1593) venne realizzato l’elegante balcone arengario, con balaustra marmorea, su forti mensole in pietra, affine ad analoghi esempi napoletani (balcone di S. Domenico Maggiore). Per esso, con senso urbanistico, si scelse opportunamente l’ubicazione più prossima al centro della piazza.
Il palazzo, di impianto alquanto vasto, è articolato attorno ad un ampio cortile, il cui lato di fondo, costituito dal solo piano terra, si apre al centro con un ampio fornice di accesso ad un secondo spazio, che un tempo era sistemato a verde. La facciata principale è articolata su tre piani (ma quello intermedio è stato probabilmente rifatto nell’Ottocento, presentando forse in origine semplici occhi o finestre più piccole). La zona inferiore – nella quale erano allogate le carceri, poiché l’edificio era sede della corte di giustizia – ha finestre con cornice a bugne rustiche, di tipo sangallesco; il portale invece ha conci calcarei a bugne geometriche, scorniciati sullo spigolo interno. L’intera fabbrica non ha definizione di ordine architettonico, ma solo spigoli a bugne rustiche in calcare al piano terra, mentre il piano superiore – delimitato agli estremi da bugne alterne in tufo pipernoide – ha finestre con ornie dello stesso materiale, con scorniciature nel piano, fregio a palmette e cornicione sorretto da modiglioni. Nella zona basamentale della facciata sono collocate interessanti sculture di età imperiale, provenienti dagli ambulacri dell’anfiteatro capuano, di cui costituivano i conci chiave. Sulla facciata, sopra il portale, sono presenti gli stemmi di Capua, mentre in chiave è collocata ancora una scultura antica.
All’interno, il vasto ed alto androne dà accesso, per mezzo di passaggi porticati sui due lati, alle scale. Il corpo di fondo presenta un semplice disegno di lesene in stucco con capitelli compositi; al centro si apre un fornice sottolineato in alto da un ampio timpano ricurvo e da una coppia di pinnacoli. La scala principale, di impianti quadrangolare ad una rampa su quattro pilastri centrali, forse rifatta nell’Ottocento, è aperta per un lato sul vicino giardino con ampi finestroni che corrispondono evidentemente alle luci primitive.
La zona inferiore – nella quale erano allogate le carceri, poiché l’edificio era sede della corte di giustizia – ha finestre con cornice a bugne rustiche, di tipo sangallesco; il portale invece ha conci calcarei a bugne geometriche, scorniciati sullo spigolo interno. L’intera fabbrica non ha definizione di ordine architettonico, ma solo spigoli a bugne rustiche in calcare al piano terra, mentre il piano superiore – delimitato agli estremi da bugne alterne in tufo pipernoide – ha finestre con ornie dello stesso materiale, con scorniciature nel piano, fregio a palmette e cornicione sorretto da modiglioni. Nella zona basamentale della facciata sono collocate interessanti sculture di età imperiale, provenienti dagli ambulacri dell’anfiteatro capuano, di cui costituivano i conci chiave. Sulla facciata, sopra il portale, sono presenti gli stemmi di Capua, mentre in chiave è collocata ancora una scultura antica.