Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Vulgo la Santella)
Subito dopo il sacco di Capua del 1501, guidato dal duca Valentino, fu eretta per ricordare tale evento la chiesa, come riportato su una lapide che ne richiama la fondazione.
La chiesa sorge nella zona del Largo Eboli. Dal Granata si apprende che la sua origine era riferita a una piccola cappella con l’immagine della Vergine, il cui sito era ristretto ad una limitata zona nell’ingresso della Porta Grande. La cappella era circondata da case; in una di queste abitava una donna molto devota, Camilla Santella, da cui avrebbe preso il nome la chiesetta.
La tradizione tramanda che nel 1501, durante il Sacco di Capua, guidato dal Duca Valentino a capo dei Francesi, la Vergine avesse operato un miracolo, facendo terminare la strage. I cittadini, dunque, decisero di ampliare la chiesa in segno di ringraziamento. Nel luogo in cui sorgevano le case fu eretto un conservatorio musicale, in seguito soppresso per mancanza di rendite sufficienti per il suo mantenimento: il suolo fu allora utilizzato per realizzare una chiesa più ampia. Nel 1556 la primitiva chiesa di S. Maria della Pietà, insieme a quanto restava delle case, fu dichiarata Grancia della SS. Annunziata. La chiesa attuale costituisce un interessante episodio di architettura settecentesca. Ad essa si accede da due rampe di scale poste ai lati dell’ingresso, di moderno rifacimento. La facciata è caratterizzata da un doppio ordine: quello inferiore presenta un portale in posizione centrale, sormontato da un timpano curvilineo su cui poggiano statue di angeli. Lateralmente al portale, la superficie è scandita da lesene lisce in muratura a stucco. La chiesa ha una pianta centrale con tre cappelle, sormontata da un’alta cupola con cuspide e falso lanternino.
L’impianto è dei pochi del genere presenti a Capua. Esso richiama con evidenza la cupola si S. Marcellino a Napoli, il cupolino della villa Campolieto, ecc. La pianta sembra semplificare al massimo uno schema a croce greca ed è, in piccole dimensioni, del tutto affine al cappellone di S. Paride nella cattedrale di Teano. L’ulteriore affinità tra gli stucchi (doppio profilo delle conchiglie delle nicchie, capitello a volute in stucco alla nicchia absidale) con quelli di Teano e di S. Michele di Anacapri consentono di attribuire alla chiesetta ad allievi di Domenico Antonio Vaccaro, che potrebbe averne completato un progetto avviato prima della sua morte (1745).