Capua, un museo a cielo aperto

Capua, un museo a cielo aperto

 

 

L’intero centro storico della città di Capua  è un vero documento architettonico, conserva tracce di età longobarda, rinascimentale e aggiunte del Settecento e Ottocento.

 

 

La struttura urbana di Capua permette la lettura dell’impianto longobardo, tra la fine del secolo XI e la metà del secolo successivo, e degli ampliamenti e nuove edificazioni dei successivi periodi di dominazione normanna (1062-1195), sveva (1196-1265) e angioina.

 

La Torre campanaria, il palazzo episcopale, oggi anche sede del Museo Diocesano e la cattedrale, risalenti alla seconda metà del IX secolo, formano, nel primitivo nucleo longobardo, il complesso noto come “Castrum Episcopii”, ovvero un nucleo fortificato e di difesa per i conti e i vescovi della città di Capua. La torre aveva nel medioevo un ruolo nel sistema difensivo urbano e rappresentava anche la comunità, tanto che su di essa furono murate protomi provenienti dall’anfiteatro adrianeo della città romana, secondo il sistema delle “Crustae”, tipico dell’edilizia già in età imperiale, secondo il quale si trasferivano i simboli del glorioso passato dalla città antica a quella nuova. Tale usanza continua ancora in epoche successive come testimoniano il Castello delle Pietre di età normanna e la porta urbica federiciana (1239).

 

I paramenti e le decorazioni di moltissimi portali, nel tufo pipernoide grigio cenere locale, testimoniano lo sfarzo delle origini ed un gusto che caratterizzerà tutta la città soprattutto grazie all’impulso dato dagli Aragonesi sul trono di Napoli all’edilizia civile e religiosa (1442-1503), come ricordano il restauro delle porte della città e dei seggi nobiliari.

 

A Capua infatti si può quasi dire che non vi sia una strada che non riporti testimonianze del gusto artistico catalano – il cui linguaggio era formulato dalla scuola toscana – che tanto è piaciuto soprattutto ad Alfonso il Magnanimo, primo sovrano aragonese nel regno.

 

La città partecipava quindi culturalmente al suo rinnovamento edilizio, dopo aver visto i sanguinosi scontri politici e militari che sempre la avevano coinvolta, data la sua posizione territoriale e la sua funzione di piazzaforte militare per gli eserciti che volevano conquistare la capitale del mezzogiorno.

 

Vanno poi ricordati nel Cinquecento, durante il viceregno spagnolo, il possente Castello voluto da Carlo V ed eretto nel decennio 1542-1552 sotto la direzione degli architetti militari Giovan Giacomo dell’Acaya e Ambrogio Attendolo e la complessa cinta muraria bastionata che fanno di Capua uno dei centri fortificati più importanti della Regione. Inoltre tale piazzaforte fu nella prima metà del Settecento molto rafforzata dagli austriaci che la consideravano molto importante per la difesa del Regno di Napoli.

 

Una nuova dimensione urbana di rinnovamento e rifacimento dei principali edifici religiosi e militari si ebbe nel tardo Seicento con il passaggio al regno indipendente di Carlo di Borbone; tali trasformazioni oggi rendono anche difficile la lettura del contesto urbano, ancora trasformato nei secoli successivi.

 

Il conflitto mondiale e i bombardamenti aerei del 1943, gli eventi sismici degli anni Ottanta e il degrado, dovuto a diverse cause, hanno causato purtroppo perdite e gravi colpi all’agglomerato storico della città.

 

Ciò detto va ricordato che ancora oggi Capua conserva le persistenti caratteristiche residenziali ed il prestigio dell’essere sia sede vescovile dal 966, per volere di Papa Giovanni XIII, sia di importanti complessi militari. A Capua, infatti, il tessuto architettonico conferma il protagonismo locale con una qualità artistica pari alle corrispondenti espressioni presenti a Napoli.

 

Il centro urbano di Capua ha un impianto stradale regolare basato su via parallele, rispetto a tre principali assi.

 

Il primo asse viario va da Porta Napoli, all’interno della città, al ponte ed alle Torri di Federico (Porta Roma). Il nome Corso Appio ricorda che la strada ricalca quasi fedelmente il tracciato della consolare via Appia. Su di essa si citano la piazza dei Giudici e il Municipio.

 

La seconda strada taglia in due parti il tessuto edilizio, partendo dal Campanile della cattedrale, accanto al castrum episcopii per arrivare al monastero di Santa Maria delle Dame Monache Benedettine. Lungo il suo asse (corso Gran Priorato di Malta) si ricorda il palazzo dei «principi longobardi» (sec. X), di forma quadrilatera con quattro torri angolari, un’area oggi identificata all’incirca tra via Principi Longobardi, vicolo Camillo Pellegrino e via S. Michele a Corte. Intorno ad essa sorgono le tre chiese longobarde di  San Salvatore, San Michele e San Giovanni che, per l’attributo ad curtim, vanno ritenute “palatine” (secoli X e XI).

 

Il terzo asse viario, odierna via Roma, congiunge il convento francescano di S. Caterina (eretto sul volgere del XIV secolo) e l’attuale via Abenavolo (a ricordo di uno dei tredici cavalieri, insieme ad Ettore Fieramosca, della disfida di Barletta). Ai due estremi di essa vi erano ad oriente la porta S. Angelo e ad occidente Porta Fluviale. Tale via era più ampia e più lunga delle altre forse perchè assorbiva il maggior traffico commerciale della città.

 

Anch’essa presenta lungo il suo percorso chiese, palazzi patrizi e giardini, tra i quali il complesso residenziale degli Antignano-Di Capua che, dall’Ottocento, è sede del Museo Campano. Il palazzo fu pian piano riadattato per la nuova funzione e dal 1874 fu aperto al pubblico per mostrare il ricco patrimonio proveniente dal territorio di Capua e di Terra di Lavoro. Tale edificio è l’opera che rappresenta il paradigma dell’architettura capuana in età aragonese, sia perché vi abitarono personaggi illustri, Alfonso il Magnanimo, Carlo di Borbone e Lucrezia di Alagno, che per gli artisti che vi prestarono la propria opera tra cui Pere Johan, architetto e scultore catalano.

 

Re Ferdinando I di Borbone nel 1881 volle per Capua la prerogativa di capoluogo, titolo che passò a Caserta. Pur perdendo dopo l’Unità d’Italia le sue funzioni di piazzaforte militare, rimane pur sempre una gemma architettonica in un contesto in cui si armonizzano la natura ed una cultura che ha visto protagonisti artisti campani, toscani, iberici, sovrani e baroni, religiosi e la comunità stessa nel suo insieme.