“Giuda” di Amos Oz. Amore, passione e tradimento.
Parlare di libri l’ho sempre trovato un esercizio complicato e affascinante insieme. Ogni testo contiene passaggi intimi e profondi, in ogni testo c’è almeno una frase in cui il lettore si riconosce.
I libri sono un viaggio nelle emozioni, nelle passioni, nei sentimenti.
Famosissima è a tal proposito la frase di Umberto Eco “chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una vita: la propria!. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito…perché la lettura è una immortalità all’indietro”. Giuda, tra i romanzi più belli e profondi di Amos Oz, è l’esempio concreto, addirittura plastico, del pensiero di Eco.
Un racconto potente che parla di amore, passione e soprattutto di tradimento, inteso quest’ultimo non nell’accezione negativa, ma come forza creatrice che consente di andare oltre le barriere. E’ un romanzo vero, completo, che contiene al suo interno approfondimenti filosofici, teologici, politici. Non è un romanzo a tesi, come dichiara lo stesso autore, ma è pieno di domande, dubbi, stimoli.
“Questa è una storia che si svolge nell’inverno tra la fine del 1959 e l’inizio del 1960. Questa storia comprende un errore e della passione, un amore deluso e una questione di ordine religioso che qui rimane irrisolta”. E’ questo l’incipit del romanzo in cui si passa in rassegna il conflitto Arabo/Israeliano, si incontrano le figure di Gesù e di Giuda, di personaggi storici e letterari di grande spessore. Amos Oz con la sua scrittura colta, matura, raffinata, conduce il lettore nell’intrico delle storie, e ha la rara capacità di coinvolgerlo sempre, pagina per pagina.
La trama, apparentemente semplice, si gonfia via via di concetti teologici e di politica internazionale, senza che il ritmo della narrazione ne risenta o si appesantisca, con una chiarezza e un fascinazione davvero senza eguali.
Shemuel è uno studente universitario a Gerusalemme alla prese con una ricerca dal titolo “ Gesù visto dagli ebrei”; ricerca che gli dà gran pena perché arenatasi in un punto morto. L’improvviso dissesto economico della famiglia, che abita altrove e non può più mantenerlo, e l’altrettanta improvvisa separazione dalla fidanzata che decide di sposare un ex, lo convincono a lasciare gli studi e accettare un lavoro di cui ha visto l’annuncio sulla bacheca dedicata presso la caffetteria universitaria.
Dovrà solo tenere compagnia ad un anziano, Gershom Wald, durante le ore pomeridiane. In cambio, una piccola paga mensile, ma vitto e alloggio assicurati. Nella casa vive anche una donna quarantenne, Atalia, bella e misteriosa. L’anziano si rivelerà un raffinatissimo intellettuale che si intrattiene in lunghe discussione con Shemuel, mentre Atalia è di poche parole e Shemuel se ne invaghirà.
Giganteggia nel romanzo un altro personaggio, Shaltiel Abrabanel, padre di Atalia, consuocero di Gershom Wald, morto già da alcuni anni e che in vita abitava in quella casa.
Abrabanel nel 1948 faceva parte del Comitato Esecutivo Sionista ed era membro della Direzione dell’Agenzia Ebraica. Aveva tentato invano di convincere Ben Gurion che sarebbe stato possibile arrivare ad un accordo con gli arabi e creare un’unica comunità per arabi ed ebrei, a condizione di rinunciare all’idea di uno stato ebraico.
Per questa idea, in cui credeva fermamente, fu prima duramente osteggiato, poi accusato di tradimento e cacciato dal Comitato e dalla direzione dell’Agenzia.
Fu davvero un traditore Abrabanel? E Giuda? Il suo fu vero tradimento?
“In effetti, annotò Shemuel sul suo quaderno, perché nessun credente si è mai domandato come mai un uomo che vende il proprio maestro per la misera somma di trenta denari subito dopo prende e si impicca per il dolore? Nessuno degli altri apostoli è morto con Gesù di Nazareth. Giuda è stato l’unico che non se l’è sentita di vivere dopo la morte del Salvatore. Ma in nessun testo di sua conoscenza Shemuel trovò anche solo un vago tentativo, un accenno di difesa dell’uomo senza il quale non ci sarebbe stata la crocifissione e di conseguenza neanche il Cristianesimo e la chiesa, l’uomo senza il quale il Nazareno sarebbe finito nel dimenticatoio proprio come altre decine di predicatori e maghi che pullulavano nelle sperdute campagne della Galilea”
“Giuda” è un romanzo pieno di domande, avvincente, a tratti struggente nelle descrizioni, mai noioso. E’ di quelli che ti dispiace, e molto, quando giri l’ultima pagina.
Amos Oz (1939-2018), scrittore israeliano, tra le voci più importanti della letteratura mondiale, ha scritto romanzi, saggi e libri per bambini e ha insegnato Letteratura all’Università Ben Gurion del Negev.
Con Feltrinelli ha pubblicato: Conoscere una donna (2000), Lo stesso mare (2000), Michael mio (2001), La scatola nera (2002), Una storia di amore e di tenebra (2003), Fima (2004), Contro il fanatismo (2004), D’un tratto nel folto del bosco (2005), Non dire notte (2007), La vita fa rima con la morte (2008), Una pace perfetta (2009), Scene dalla vita di un villaggio (2010, premio Napoli), Una pantera in cantina (2010), Il monte del Cattivo Consiglio (2011, premio Tomasi di Lampedusa 2012), Tra amici (2012; “Audiolibri Emons-Feltrinelli”), Soumchi (2013), Giuda (2014), Gli ebrei e le parole. Alle radici dell’identità ebraica (2013; con Fania Oz-Salzberger), Altrove, forse (2015), Tocca l’acqua, tocca il vento (2017), Cari fanatici (2017), Finché morte non sopraggiunga (2018),Sulla scrittura, sull’amore, sulla colpa e altri piaceri (2019; con Shira Hadad). Nella collana digitale Zoom ha pubblicato Si aspetta (2011) e Il re di Norvegia (2012).
Ha vinto i premi Catalunya e Sandro Onofri nel 2004, Principe de Asturias de Las Letras e Fondazione Carical Grinzane Cavour per la Cultura Euromediterranea nel 2007, Primo Levi e Heinrich Heine nel 2008, Salone Internazionale del libro nel 2010, il Premio Franz Kafka a Praga nel 2013. I suoi lavori sono stati tradotti in oltre quaranta lingue.
Ottavio Mirra vive a Capua, in provincia di Caserta. E’ padre di due figli, velista e avvocato, il tutto rigorosamente in quest’ordine. Ama leggere. Nel 2016 ha vinto i premi letterari Racconti nella Rete e Terre di Lavoro – Racconti dal presente. Nel 2018 invece è stato selezionato tra i primi venticinque nell’ambito del premio letterario Zeno e tra i primi cinque per il premio Nautilus. Suoi racconti sono stati pubblicati in diverse antologie. Dal porticato (2019, Il seme bianco) è la sua raccolta d’esordio