“L’avversario” di Emmanuel Carrère
Emmanuel Carrère ha intrapreso da tempo un percorso narrativo che, analogamente al suo omonimo italiano Emanuele Trevi – sia pure con uno stile e con una selezione dei campi di indagine completamente diversi – lo porta a tradurre in romanzi le vite degli altri (“Vite che non sono la mia”, uno degli ultimi suoi titoli) con una particolare attenzione a personaggi noti per loro visibilità pubblica o divenuti noti perchè la cronaca si è dovuta occupare di loro per motivi affatto particolari, accomunati gli uni e gli altri dalle “anomalie” che hanno connotato le loro esistenze.
Questo libro è a sua volta un unicum nella pur particolare produzione letteraria di Carrère, perchè “unico” è l’episodio della vita reale che l’autore – a mo’ del Truman Capote di “A sangue freddo”, ma senza il cinismo quasi perverso con cui Capote restituì alla pagina un efferato delitto, ed anzi con una partecipazione emotiva ed un turbamento che Carrère stesso ammette da subito, cercando – analogamente a Trevi, in questo – di chiarire anzitutto a sé stesso, e poi ai lettori, quanto della incredibile e pur tremendamente vera vita del protagonista del libro faccia parte di lui, e quindi di ciascuno di noi.
Dopo averlo letto, ed esserne rimasto letteralmente sconvolto – pur conoscendo il peraltro notissimo fatto di cronaca che ha ispirato Carrère – ho pensato che, si fosse trattato di un prodotto di invenzione letteraria, probabilmente l’editore l’avrebbe rifiutato, talmente i fatti narrati sconfinano nell’inverosimile e nell’improbabile.
Carrère ricostruisce fin nei dettagli non tanto il fatto di cronaca – ché di similari la cronaca è piena – ma la vita del protagonista, “ladro, truffatore e baro” (la citazione è da Genet, che così si descriveva, aggiungendovi la sua condizione di omosessuale).
Di persone così il mondo è pieno molto più di quanto non si creda (io stesso ne ho conosciuto almeno un paio), ma quella di Jean Claude Romand – falso laureato, falso medico, falso scienziato, falso membro dell’OMS, e falso una quantità di altre cose – non ha probabilmente eguali.
Carrère lo descrive, al riparo delle continue e reiterate menzogne per le quali egli è impegnato in convegni, missioni, incontri professionali e scientifici al massimo livello, perso nei boschi del Giura o in anonimi parcheggi di autogrill, con l’unico scopo di lasciar passare il tempo necessario a convalidare quelle stesse menzogne dietro cui si è riparato.
E tutto questo per quasi vent’anni, fino all’epilogo tragico, che contrariamente a quanto chiunque potrebbe immaginare, non riguarda lui.
Ma la menzogna nella vita di Romand ha trovato posto ancora prima, quando, ancora studente, la mattina fissata per sostenere un importante esame, decise, senza sapere nemmeno lui il perché, di non alzarsi, lasciando scorrere le lancette dell’orologio per il tempo che gli era necessario a sostenere, in primis con i genitori, che lui, quell’esame, lo aveva superato con ottimo esito.
Una volta messo in moto, un simile meccanismo non è più possibile fermarlo, ed infatti Romand non si ferma più, preda, come afferma Carrère nella richiesta di incontrarlo che cautamente gli rivolge prima di iniziare a scrivere il libro, di forze terribili che non poteva controllare.
Jean Claude Romand afferma ripetutamente, nei colloqui con Carrère, nelle sue dichiarazioni al Collegio giudicante che lo processa, di non essere in grado di spiegare alcunché circa i suoi comportamenti e le sue menzogne.
E la profondità della tragedia umana cui questo libro è ispirato, è nel fatto che Romand dice in questo assolutamente, per la prima ed unica volta in vita sua, la verità.
Un libro da leggere, una storia nella quale ciascuno può trovare, se non si ripara a sua volta dietro le bugie che la vita prima o poi induce ciascuno a dire, spesso perché non evitabili, qualcosa di sé e del suo ruolo nella recita collettiva dell’esistenza.
Nicola Purgato, nato per caso a Milano il 28 maggio 1954. Sono cresciuto in un paese vicino Aversa, che si chiama Frignano e viene un po’ prima di Casal di Principe andando verso il mare. Ho fatto il liceo classico ad Aversa, liceo “Domenico Cirillo”. Laureato in giurisprudenza, faccio l’avvocato civilista da 41 anni. Non ho competenze particolari, so di non sapere più di tanto, quello che so e di cui di tanto in tanto mi diletto a scrivere, lo so perché sono curioso, e perché delle cose di cui sono curioso mi informo, cercando di non dire sciocchezze (probabilmente non sempre ci riesco).