Una lettura dello Stemma di Capua di Marco Palasciano
LO STEMMA DI CAPUA
Nello stemma della città di Capua, un lungo cartiglio con un motto s’avvolge serpentino e fluviale intorno agli altri quattro elementi: in basso, l’acronimo SPQC; sopra quello, uno scudo coronato a destra (sette serpi dentro una coppa; simboleggiano la Capua antica) e uno a sinistra (una croce greca, di recente “usurpata” da una latina come nell’immagine qui allegata; simboleggia la Capua moderna); in ultimo, un’altra corona a sovrastare il tutto.
Risalente all’epoca romana è l’acronimo SPQC («Senatus PopulusQue Capuanus», «il Senato e il popolo capuano»).
Ma l’elemento piú antico è un altro, le sette serpi: secondo l’ipotesi piú accreditata alluderebbero agli Osci, fondatori di Capua (IX secolo a.C.), che erano dediti all’ofiolatría e avevano come simbolo il serpente.
Un’ipotesi assai meno attendibile, riportata fra le altre da Francesco Granata (Storia civile della fedelissima città di Capua, 1752), è che si tratterebbe delle vipere da cui i senatori capuani si fecero morsicare e avvelenare – allorché la città venne conquistata dai romani súbito dopo la partenza del generale cartaginese Annibale – preferendo la morte piuttosto che il continuare a vivere in una Capua divenuta ormai suddita della rivale Roma (211 a.C.).
Un’ulteriore ipotesi, ancor piú peregrina, è che si alluda ai sette avversari di cui fece strage il primo conte di Capua – il longobardo Landolfo I – per non dover dividere con nessuno il potere; eccidio riferito dal cronista Erchemperto (Historia langobardorum beneventanorum, IX sec.).
(Capua fu contea longobarda dall’840 – dell’841 è la distruzione dell’antica Capua a opera dei mercenari saraceni assoldati da Radelchi I, principe di Benevento – all’887; poi principato longobardo, fino al 1058, quando divenne principato normanno; che infine fu assorbito nel 1156 dal Regno di Sicilia, includente l’intera Italia meridionale.)
Un’ultima poetica ipotesi: che le serpi siano le teste di un’idra, a simboleggiare Capua «sempre dalle sue rovine risorta».
In ogni caso la coppa in cui esse troneggiano potrebbe rappresentare il territorio di cui Capua era la capitale, l’antica Campania, o almeno rappresenterebbe la parte di quel territorio che i greci – vedi Strabone (Γεωγραφικά, I sec. d.C.) – descrivevano appunto come un κρατήρ (cratere), l’ampio vaso in cui durante i simposi si usava stemperare il vino: quella parte che s’affaccia sul Golfo di Napoli, compresa fra Capo Miseno e Capo Ateneo (odierna Punta Campanella).
Quanto alla croce nello scudo a sinistra, secondo i piú risalirebbe all’episodio di papa Giovanni XIII fuggito da Roma in rivolta (965) – dopo essere stato flagellato e incarcerato – e rifugiatosi presso il nostro principe Pandolfo Capodiferro. Fu proprio allora, in effetti, che la diocesi di Capua venne elevata ad arcidiocesi (966).
Secondo altri, invece, la croce sarebbe dovuta alla partecipazione alla prima Crociata (1096-1099) da parte del futuro principe di Capua Roberto I, salito al trono nel 1107.
Le corone sarebbero state aggiunte dal figlio terzogenito del re di Sicilia Ruggero II, Alfonso d’Altavilla, divenuto principe di Capua nel 1135.
Il motto sul cartiglio, infine, si usa dire essere d’epoca angioina (1266-1442). Fa riferimento alla posizione privilegiata della città: Capua era il piú importante punto di passaggio – provenendo da Roma – per addentrarsi nel Regno (Regno di Sicilia dal 1130 al 1302, quindi diviso in Regno di Napoli e Regno di Sicilia; nel 1816 saranno riuniti nel Regno delle Due Sicilie, dissolto infine nel 1861). Da ciò la qualifica di «chiave del Regno». Ond’ecco «Est Capua Regni clavis, crux horrida pravis» («Capua è chiave del Regno, croce che incute orrore nei malvagi»), un verso leonino (esametro con rima interna), cui si è aggiunta in tempi piú recenti la coda «Capua ab initio speciosa» («Capua splendida fin dal principio»).
ph.: Giovanni Izzo