Fuori Capua
L’odierna Capua occupa, nella millenaria storia della Terra di Lavoro, un posto preminente per le sue qualità architettoniche, artistiche ed ambientali.
Una straordinarietà di opere caratterizza, infatti, il suo stratificato tessuto e lo arricchisce di palazzi e giardini, di chiese e conventi, di castelli e caserme, il tutto racchiuso in un’ampia ansa del fiume Volturno e in una possente murazione bastionata cinque-settecentesca. Le fortificazioni, che conferiscono all’insediamento urbano una forma quasi stellare sul vasto territorio a prevalente vocazione agricola, ricordano la funzione militare di “antemurale del Regno di Napoli” che la città ebbe anche durante il viceregno austriaco (1707-34).
Re Ferdinando I di Borbone nel 1881 volle per Capua la prerogativa di capoluogo, titolo che passò a Caserta. Pur perdendo dopo l’Unità d’Italia le sue funzioni di piazzaforte militare, rimane pur sempre una gemma architettonica in un contesto in cui si armonizzano la natura ed una cultura che ha visto protagonisti artisti campani, toscani, iberici, sovrani e baroni, religiosi e la comunità stessa nel suo insieme.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Campania antica
Il territorio che nel periodo romano era occupato dalla città di Capua e dalle pianure di altri municipi confinanti era originariamente noto col nome di Campania, con l’aggiunta di Felix – Campania prosperosa – per la fertilità del terreno, dovuta anche alla presenza del fiume Volturno, oppure anche di Ager Campanus.
Le altre città italiche dello stesso periodo non controllavano un territorio così vasto.
Partiva da Nord col Monte Massico ed arrivava a Sud ai Campi Flegrei con l’area vesuviana.
In un primo periodo comprendeva anche l’ager Falernus ma fu poi ridimensionato da Roma quando Capua si alleò con Annibale.
Da nord a sud, oltre Capua, i principali centri abitati della regione storica erano Cumae, Neapoli, Caprae, Pompei, Sorrentum, Stabiae, Nuceria Alfaterna e Salernum.
Età classica
Il suddetto toponimo Campania è di origine classica e risale al V Secolo a. C. e l’ipotesi più accreditata sul suo significato lo lega al nome degli antichi abitanti di Capua.
Già Livio e Polibio, inoltre, facevano riferimento ad un Ager Campanus per riferirsi a Capua e al territorio circostante.
Quando Augusto divise la penisola in province, il termine Campania fu esteso a comprendere un territorio ben più vasto. Il termine veniva usato anche per indicare una generica area pianeggiante – come campus – ed in particolare indicava la parte di pianura del Lazio, Campania di Roma, poi Campagna Romana.
In questo contesto al termine Campania Plinio il Vecchio aggiunge Felix, per distinguere la Campania Antiqua da quella Nova che era, appunto, la Campania di Roma.
L’aggettivo quindi non nasceva dalla fertilità del terreno – non solo almeno – ma dalla necessità di indicare in modo univoco il territorio di Capua.
I confini della Campania antica, inquadrata tra gli appennini e il mare, erano a sud il fiume Sele e a Nord il fiume Garigliano (Plinio il Vecchio indicava la città di Sinuessa). Questo territorio, con il Latium, fece parte, nella suddivisione augustea, della Regio I “Latium et Campania”.
Medioevo
Con “l’età di mezzo”, usato per la prima volta in un documento – dubbio – del 1902, il termine Campania fu sostituito dalla locuzione Terra Laboris, toponimo che ufficialmente entra nella suddivisione territoriale normanna. Col prevalere del Ducato di Napoli a partire dal VII secolo, infatti, nel linguaggio venne sempre meno usato il collegamento tra il toponimo latino e ciò che esso indicava originariamente.
Dal 1500 al 1700 circa, inoltre, le carte geografiche riportano l’indicazione “Terra Laboris olim Campania felix”.
Nel Medioevo la Campania costituì prima una contea e poi un principato (Signoria di Capua) e durò fino al Regno delle Due Sicilie rappresentandone il giustizierato (poi provincia) di Terra di Lavoro che ebbe come capoluogo Capua (fino al 1818) e poi Caserta.
La Terra di Lavoro del Regno delle Due Sicilie, a differenza della Campania sia nell’eccezione antica che di quella odierna, comprendeva la quasi totalità della provincia di Caserta, la parte sud delle province di Latina e Frosinone e parte delle province di Napoli e Isernia.
Una cospicua bibliografia dimostra che esiste un vero “problema della limitatio”, ovvero che un’esatta definizione dei confini della Campania è ancora questione aperta e problematica, che parte dallo spostamento deciso dalla Civitas Capuana del centro della città verso il fiume Volturno in epoca medievale (ca. 800) e arriva in epoca unitaria (fine 1800) alla separazione dalla città di Capua della sua frazione di Santa Maria Maggiore, intorno a cui nascerà l’odierna Santa Maria Capua Vetere.
LA CONTEA DI CAPUA
E LA CRONOLOGIA DINASTICA DEL REGNO DI NAPOLI
I Longobardi
L’antichissimo documento sulla lingua italiana, noto come Placito Capuano e datato al 960, testimonia il grande impulso culturale che si visse a Capua, fondata sul Volturno nell’856, durante il principato longobardo. Qui il primo conte è stato Landone, l’ultimo principe longobardo è stato, nel decennio 1048-1058, Landulfo.
I Normanni
Nel 1062 con Riccardo Conte di Aversa a Capua inizia la signoria normanna che termina con il triennio del conte Ruggero II, 1127-1130, che fu proclamato re di Napoli e di Sicilia. Va ricordato che tutte le dinastie straniere che hanno governato nel Mezzogiorno, da questo periodo fino all’Unità d’Italia, hanno considerato Capua la città “chiave del regno”.
LE DINASTIE
I Normanni dal 1130 al 1194 – Regno di Napoli e Sicilia
Gli Svevi dal 1196 al 1266 – Regno delle Due Sicilie
L’imperatore Federico II ha fatto erigere (1234-40), sul ponte romano in direzione di Roma, la Porta delle Torri caratterizzata da un arco trionfale, che è stata smantellata nel 1557.
Gli Angioini dal 1266 al 1442 – Regno di Napoli
I d’Angiò governarono dal 1266 al 1381, anno in cui si ricorda il passaggio al ramo Durazzo fino al 1442. Carlo III di Durazzo nacque proprio a Capua (1345) nel palazzo Di Capua poi Fieramosca.
Gli Aragonesi dal 1442 al 1458 – Regno di Napoli e di Sicilia
Dal 1458 al 1501 – Regno di Napoli
Il re Alfonso I, il Magnanimo, amò soggiornare ripetute volte a Capua e, con la sua favorita, Lucrezia d’Alagno, tenere corte nel palazzo di Francesco Antignano (oggi sede del Museo Campano). L’ultimo re aragonese, Federico, fu incoronato (1497) nella cattedrale di Capua.
Occupazione francese 1501
Nel giorno 24 Luglio 1501 fu portato a termine da Cesare Borgia il Sacco di Capua che, dopo un lungo assedio, procurò la strage di circa 5.000 abitanti.
La dominazione spagnola dal 1503 al 1707 – Regno di Napoli e di Sicilia
Ne corso di due secoli si sono susseguiti circa 50 viceré tra i quali a cavallo della metà del 1500 Don Pedro de Toledo, marchese di Villafranca, che si reputava cittadino capuano e, dal 1675 al 1683, Don Fernando Faxardo, marchese di Los Velez, che viene poi ricordato da una lapide affissa sul prospetto del palazzetto sede della Pro Loco. Quando per una sola notte nel 1536 giunse a Capua l’imperatore Carlo V alloggiò nel palazzo dei Di Capua (corso Gran Priorato di Malta). Alla sua volontà si deve la costruzione del castello detto, appunto, di Carlo V.
La dominazione austriaca dal 1707 al 1734 – Regno di Napoli e di Sicilia
Nella prima metà del Settecento si contano 12 vicerè tra cui il conte di Daun cui fu intitolato un bastione sul fronte occidentale della fortificazione di Capua antistante il castello di Carlo V.
I Borboni spagnoli dal 1734 al 1799 – Regno di Napoli e di Sicilia
Il sovrano Carlo di Borbone fu più volte a Capua, alloggiando almeno tre volte (negli anni 1734, 1739 e 1744) nel palazzo Antignano.
Repubblica partenopea dal 23 gennaio al 14 giugno del 1799
Occupazione francese dal 1806 al 1815 – Regno di Napoli
Restaurazione dei Borboni dal 1815 al 1860 – Regno delle Due Sicilie
Trattato di Casa Lanza firma 20 maggio 1815
Il trattato di Casalanza fu stipulato a Pastorano, a pochi chilometri da Capua, tra l’esercito austriaco e quello di Giocchino Murat, re di Napoli, sconfitto nella battaglia di Tolentino.
La casa, temporaneamente requisita dagli Austriaci, sorgeva su di un’antica masseria, della quale il barone Biagio Lanza, patrizio capuano, ampliandola nel 1794, aveva fatto una residenza di campagna, non lontana appunto dalla sua dimora di Capua. Oggi non ne sopravvivono che eloquenti resti, poiché nell’ottobre 1943 venne minata da militari tedeschi in ritirata (sussiste soltanto la cappella di Sant’Anna, del primo Settecento, annessa alla casa e tutt’oggi concessa dai Lanza al culto pubblico). Furono distrutti il tavolo su cui era stata firmata la convenzione e il calamaio originario, mentre resta il drappo che ospitò le storiche firme. Nel 1982 fu apposta una epigrafe sul cancello dalla Provincia di Terra di Lavoro perché si potesse agevolmente e velocemente leggere dai passeggeri della linea ferrata Roma-Napoli.
Il trattato, stipulato in casa Lanza, pose fine al decennio napoleonico nel regno, consegnato dall’imperatore Francesco I d’Asburgo all’alleato Ferdinando IV di Borbone. Dopo accese discussioni, agli alleati furono ceduti tutti gli arsenali e le piazzeforti del regno, con la temporanea eccezione di Gaeta, Pescara e Ancona. Il regno di Napoli tornava a Ferdinando IV che l’’8 dicembre del 1816 sceglieva poi di chiamarsi Ferdinando I delle Due Sicilie.
Copia dello storico trattato — menzionato dal Generale Pietro Colletta nella sua Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825 — è conservata nella biblioteca del Museo Provinciale Campano.